STORIA DELLO ZERO

   Ermellinissimi ed ermellinissime,

dopo molti impegni ermellinistici, finalmente riprendiamo a parlare di matematica.

Come? Semplicemente con la “Storia dello zero”, altresì nota come “Storia delle cifre arabe”.

Riassumiamo a grandi linee cosa può essere successo e in quale modo i numeri arabi sono giunti sino a noi.

STORIA DELLO ZERO

1)      L’indiano Brahmagupta scopre lo zero

2)      Gli indiani commerciano con gli arabi

3)      L’arabo Al-Khwarizmi divulga il metodo imparato dagli indiani

4)      Gli arabi commerciano con gli europei

5)      L’italiano Leonardo Fibonacci divulga il metodo “arabo”

6)      La città di Pisa offre a Fibonacci una pensione per insegnare matematica

7)      Fibonacci scrive il Liber Abaci

8)      In molte parole italiane rimangono tracce di questa storia

Al seguente link troverete un articolo del grandissimo divulgatore scientifico e giornalista ischitano Pietro Greco (20 aprile 1955-18 dicembre 2020):

https://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/breve-storia-dello-zero-e-di-un-contagio

1)      L’INDIANO BRAHMAGUPTA SCOPRE LO ZERO

2)      GLI INDIANI COMMERCIANO CON GLI ARABI

Brahmagupta nacque nel 598 a Bhillamala, in India e morì circa 70 anni dopo. Forse non fu il primo ad utilizzare lo zero, il sistema decimale e la scrittura posizionale. Di certo è il matematico che utilizzò lo zero come numero, oltre che come posizione. Studiò sia i testi indiani di cosmologia, sia testi anche greci. Probabilmente fu a conoscenza anche degli studi compiuti da matematici ed astronomi cinesi.

Tra i testi che già trattavano di zero e sistema decimale è da ricordare il trattato Lokavibhaga, datato alla seconda metà del V secolo.

Scrisse due opere: “Brahmasphuta Siddhanta”, che in italiano potremmo tradurre “Il metodo migliorato di Brahma”, nel 628, e “Khanda-khadyaka”, nel 665. Questa ultima opera, in italiano, potrebbe essere intitolata “La caramella” o “Il dolcetto”. Infatti si tratta di una specie di sussidiario facilitato di astronomia e matematica.

Il motivo per cui Brahmagupta scrisse il “Khanda-khadyaka” è dovuto al fatto che, molto probabilmente, insegnava Scienze, in particolare Astronomia, e Matematica nella città di Ujjain.

Il metodo insegnato da Brahmagupta ebbe notevole successo, non solo tra gli astronomi e gli studiosi. Se ne agevolarono, in particolare, mercanti e commercianti.

In uno dei templi del Forte di Gwalior, in india, ovviamente, è stata ritrovata la prima documentazione scritta sull’uso dello zero. Di seguito la mappa del Forte di Gwalior. Col pallino rosso l’ubicazione del sito in cui è possibile vedere lo zero nel numero 270:


Ed ecco l’immagine da cercare:


Secondo alcuni studi, tuttavia, è possibile trovare altre fonti scritte in cui compare la cifra zero. Ecco uno di quegli studi:

https://aulascienze.scuola.zanichelli.it/multimedia-scienze/science-news/la-forma-del-nulla-nel-manoscritto-bakhskali-ritrovato-lo-zero-piu-antico


Circa a metà dell'ultima riga è possibile vedere un pallino, una probabile cifra zero.


La storia prosegue, quasi certamente, nel 773, quando a Bagdad il califfo Al-Mansur, noto anche come Mansour, riceve una ambasciata dall’India. Gli ambasciatori portano in dono alcuni testi di Matematica. In essi i saggi arabi trovano il metodo di calcolo con lo zero, sia come numero sia come posizione. E iniziano a scrivere le posizioni, che oggi chiamiamo ordini, da destra a sinistra.

Ed ora il solito ermellinistico enigma, semplice, questa volta:

“Consideriamo nell’alfabeto italiano, quindi senza j,k,x,y,w, la posizione di ogni lettera. Per cui, come esempio, la lettera A corrisponde al numero 1. È possibile scrivere, utilizzando le parentesi e le quattro operazioni aritmetiche, almeno una espressione in cui ZERO=0?”

Prof. Lino Hermel

 



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